Le confessioni di una figlia del secolo

(1906)

di ""Donna Paola" - Paola Baronchelli Grosson

ed.: Carlo Aliprandi, Milano;
ed.: Renzo Streglio, Torino;
ed.: Casa Editrice Italiana, Firenze
.

- a cura di Nimei -

L'autrice (Grosson de Guentry), Paola, nacque a Bergamo l'11 gennaio del 1866. Esordì in campo giornalistico nel 1895 con lo pseudonimo di Donna Paola - con cui firmò sempre i suoi scritti -, nelle colonne della Scena illustrata di Firenze, dove tenne, fino al 1914, una rubrica quindicinale di commenti politico-filosofico-letterari, Calende e idi. Il successo, raggiunto grazie alla vena argutamente polemica dei suoi articoli, le fece ottenere l'incarico di caporedattrice presso la stessa rivista fiorentina dal 1897 al 1908; nel corso della sua carriera collaborò a numerose riviste e quotidiani, fra cui: Almanacco della donna italiana, Capitan Fracassa, Caffaro, Corriere di Napoli, Corriere dei piccoli, Fanfulla, Gazzetta del popolo, Gran Mondo, Moda del giorno, Patria, Tribuna, Vita femminile, Vita internazionale.

L'occasione decisiva per conseguire la notorietà presso il grande pubblico si presentò con la pubblicazione del romanzo Le confessioni di una figlia del secolo. Epistolario di una morta (Milano 1901).

La protagonista, Viviana di cui s'immagina vengano pubblicate le lettere dopo il suicidio, delinea il suo testamento spirituale e rivendica il riconoscimento della sua personalità al di fuori degli stereotipi del femminile che i vari uomini della sua vita le hanno, a più riprese, imposto. Adultera e scandalosa, in procinto di suicidarsi con del veleno per aver troppo amato, sognato e sofferto per gli uomini, si rivolge all'amica d'infanzia, Paola, rivelandole un desiderio, una cotta adolescenziale per lei. In questo modo rivendica il diritto alla sensualità, al corpo e alla sua espressione, che all'epoca fa parte delle più generali istanze femministe, arrivate anche in Italia. Vi trascriviamo uno scorcio dal testo:

"Ricordi? Tu eri magrina, a quel tempo : avevi un piccolo collo, sottile come uno stelo - eppure i primi baci di donna, che soffre e che desidera, io te li ho dati lì, su quel sottile collo... mentre tu pettinando la massa dei capelli ribelli, chinavi la testa... Se io potessi ottenere da te ancora una risposta - ma tu questa lettera l'avrai, ch'io sarò morta - vorrei domandarti perchè mi hai dato un ritratto in dècolletè. Se io te lo debbo dire, la vista di questo tuo ritratto mi ha fatto sempre male. Tutto quello che ti ho scritto, l'ho vissuto spasimando ogni volta che ho veduto il tuo collo fuor delle trine... il tuo collo di donna, ch'io ho baciato, soffrendo, quando il mistero dell'amore incombeva su i miei sensi, come una tortura."

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