vero nome: Tamara Rosalia Gurwik- Górska

Foto, scann, biografia e trascrizioni a cura di Nimei e Michelle

Biografia

La Lempicka è la "donna d'oro", icona dello stile e 'Dea dagli occhi di acciaio nell'era dell'automobile' come la definì nel 1978 il New York Times (rifacendosi al suo più famoso autoritratto che la ritraeva nella sua Bugatti verde). Per parlare in termini tecnici è una pittrice appartente alla corrente dell'Art Déco (anche se il suo stile resta piuttosto originale), che prediligeva nel suoi dipinti nature morte, le donne gelide e perfette e la piccola figlia Kizette. Figlia di una polacca benestante e di un avvocato (Malvina Decler e Boris Gurwik- Górski), Tamara nacque a Varsavia il 16 maggio 1898. Ha sempre celato la sua vita privata dietro un velo di mistero e piccole bugie. Così, non sappiamo con certezza se suo padre, sia scomparso prematuramente dalla sua vita per un divorzio o un suicidio. Visse a Varsavia con i due fratelli Stanislaw e Adrienne, la madre e la nonna Clementine a lei molto cara. Al seguito della nonna, Tamara conoscerà l'arte italiana nel 1907 e studierà prima a Losanna poi in un prestigioso collegio di Rydzyna (Polonia). L'arte è già parte della sua vita: dipinge secondo gli insegnamenti di un maestro francese di Mentone.

Tamara a Pietrogrado,1916
Tamara e Tadeusz lungo la Croisette a Cannes, 1927
Tamara seduta,1928
Tamara davanti al ritratto di Tadeusz … Tamara in volpe e cappello, Parigi 1929
Tamara nella sua camera in rue Méchain,1930
Tamara con berretto, 1929
Tamara su fondo nero, 1934 ...Tamara con i guanti, 1934
Tamara con pelliccia, gioielli e sigaretta, 1938
Vernissage della mostra “Tamara de Lempicka. Paintings and Portraits”, alla Paul Reinhardt Gallery, New York, 2 maggio 1939 …Tamara a Cuba, 1939
Tamara a Cuba, 1939
Tamara in partenza per Hollywood, 1941
Tamara a Hollywood, con un suo quadro, 1941
Tamara con un gesso antico, 1948
Tamara seduta, con un libro sulle ginocchia, 1941
Tamara a Cuernavaca in una foto del 1979
Tamara nello studio di rue Mèchain
Tamara nello studio di rue Mèchain, davanti al cavalletto, 1949
Tamara, Charles Boyer e un’amica, Hollywood 1941
Tamara al vernissage della personale alla Galeri edu Luxembourg, Parigi 1972

Interrotti prematuramente gli studi, sposa l'avvocato Tadeusz Lempicki nel 1916 e si trasferisce a San Pietroburgo. A disturbare la loro vita agiata è lo scoppio della rivoluzione russa ma la giovane moglie riuscirà grazie alle sue conoscenze (dandosi al console svedese di Pietrogrado), a restituire la libertà al marito, catturato dai bolscevichi.

I coniugi si trasferiscono quindi a Parigi dove nel 1920 nasce Kizette. Lo stesso anno Tamara iniziò a studiare pittura alla Académie de la Grande Chaumiere e alla Académie Ranson con Maurice Denis e André Lhote come maestri. Qui affinò il suo stile personale, fortemente influenzato delle istanze artistiche dell'Art Déco, ma al contempo assai originale. Nel 1922 espone al Salon d'Automne, la sua prima mostra in assoluto. In breve tempo diviene famosa come ritrattista col nome di Tamara de Lempicka. Nel 1925 Tamara parte con la madre e la figlia per l’Italia per studiare i classici. A Milano conosce il conte Emanuele Castelbarco, proprietario della galleria d’arte Bottega di poesia, che le organizza la sua prima mostra personale. Durante la sua permanenza in Italia conosce Gabriele D’Annunzio che le chiede un ritratto. Lei, con questa scusa, va a trovarlo al famoso Vittoriale, a Gardone. In realtà cerca di coinvolgerlo in una storia d'amore che però come il ritratto si risolverà in un nulla di fatto. Lei lo respinse, lui le donò un anello con topazio che l'artista portò per tutta la vita.

_ I ritratti in un video _

Nel 1928 divorzia dal marito.

Tamara conosce il barone Raoul Kuffner, un grande collezionista delle sue opere con cui inizia una relazione sentimentale. In seguito a una profonda crisi esistenziale, l’artista comincia a dipingere soggetti di contenuto pietistico e umanitario e inizia di pari passo a sostenere eventi benefici senza mai allontanarsi dal lavoro. La Lempicka e il barone convolano a giuste nozze (con la benedizione della madre di lei), nel 1933 e si trasferiscono nel 1943 a New York, dove la pittrice continua la sua attività artistica.

Dopo la morte per infarto di Kuffner nel 1962, Tamara affronta una crisi depressiva e si trasferisce a Houston in Texas, dove sviluppa una nuova tecnica pittorica consistente nell'utilizzo della spatola al posto del pennello, avvicinandosi all'arte astratta. Le sue nuove opere, vengono accolte freddamente dalla critica, tanto che la pittrice giura di non esporre più i suoi lavori in pubblico, ma una grande mostra antologica, organizzata presso la Galerie du Luxembourg (1972), riporta al successo l’anziana pittrice.

Nel 1978 si trasferisce a Cuevernaca in Messico. Muore nel sonno il 18 marzo 1980. Come da sua volontà, il suo corpo viene cremato, e le ceneri sparse dall'amico, Conte Giovanni Agusta, sul vulcano Popocatepetl che la pittrice vedeva negli ultimi anni della sua vita, dalla finestra di casa.

Tamara è una diva: incarna la donna moderna che si circonda di nuovi status simbol (auto, abiti firmati, amori trasgressivi, amici altrettanto famosi e i viaggi). Possiede la bellezza e la sensualità della donna carsimatica ad ogni età. E tutto questo si può leggere nel suo volto e sulle sue tele.

Opere:
Cinese (1921)
Il bacio (1922)
Strada nella notte (1922-1923)
Nudo seduto di profilo (1923)
La bohémienne (1923)
Donna in gonna nera(1923)
Ritratto di Bibi Zögbe (Il fondo rosa)(1923)
Danzatrice russa(1924-1925 ca)
Ritratto di Kizette (1924 ca)
L'uccello rosso (1924)
Ritratto di Madame Zanetos (1924)
Il doppio "47" (1924 ca)
Il velo verde (1925 ca)
Irene e sua sorella (1925)
Due nudi in prospettiva (1925 ca)
Autoritratto (1925)
Ritratto del principe Eristoff (1925)
Ritratto del marchese D'Afflitto (1925)
Ritratto di Guido Sommi (1925)
Ritratto della duchessa de La Salle (1925)
Kizette in rosa (1926)
Rafaëla sur fond vert (1927)
La tunica rosa (1927)
La bella Rafaëla (1927)
Ritratto del barone Kuffner (1928)
Le due amiche (1928)
Maternità (1928)
New York (1929 ca)
Ritratto di Madame G (1930)
Nudo e edifici (1930)
Il telefono II (1930)
La sciarpa blu (1930)
Ritratto di Ira P. (1930)
Giovane fanciulla con i guanti (Jeune fille aux gants) (1930)
Arlette Boucard aux arums (1931)
Ritratto di Marjorie Ferry (1932)
Ritratto di Suzy Solidor (1932)
Ritratto di Madame M. (1932)
Ritratto del conte Vettor Marcello (1933)
Ritratto di Mademoiselle Poum Rachou (1934)
La Vergine blu (1934)
La Madre superiora (1935)
Ritratto di Louisianne Kuffner(1939)
La fuga (1940 ca)
Le due amiche
 
Primavera
dama in blu con chitarra
4 nudi femminili
andromeda

Curiosità:

Era apertamente dichiarata bisessuale.

Alla morte il suo culto raggiunse punte di puro fanatismo. A suon di milioni di dollari, anche la cantante Madonna s'aggiudicò tre o quattro dei quadri più famosi, da sfoggiare in salotto. Da anni vorrebbe interpretarla sugli schermi, ma la figlia della pittrice lo vieta severamente.

Secondo le dichiarazioni della stessa Tamara, il suo primo marito Raoul Kuffner, era impotente.

Tra le sue amanti più accreditate c'è la duchessa Marika de La Salle, che aveva a Parigi un'agenzia di artisti illustratori: la Die Dame. Forse in questa veste conobbe la Lempicka e poi posò per lei nel 1925. Unico ritratto che la pittrice tenne sempre nella sua camera da letto. Il dipinto divenne d'un tratto famoso e celebrato quale ritratto della donna moderna. Col tempo sarebbe stato riconosciuto anche quale perfetto ritratto del suo tempo. Di seguito l'immagine del quadro:

Gli stivaloni da "amazzone" (termine con cui a Parigi erano state ribattezzate le lesbiche), mano in tasca e sguardo ammaliatrice.

Nel settembre del 1926, l'amica e principessa Mananà Pignatelli le presentò D'Annunzio. Lo scrittore le fece una corte serrata, senza risultato. Così commentò Tamara all'editore Ricci: "Ero una donna bella e giovane e davanti a me avevo un vecchio nano in divisa".

Tamara non ha mai posseduto una Bugatti verde, bensì una piccola Renault d'un giallo sgargiante. "Quel che conta diceva, è che io sia abbigliata come la macchina, e la macchina come me".

Con le sue figure femminili di origine elitaria, sembra aver inventato un terzo sesso che si adatta molto bene al contesto decadente dell'ambiente lesbico che Tamara frequentava. "Vivo una vita ai margini della società" diceva Tamara, "e per gli outsider le regole della società comune non valgono".
Tamara esprime su tela le sue fantasie segrete e la figlia Kizette non esita a riferire nelle sue memorie aneddoti come l'incontro di sua madre con la modella Rafaela (il cui dipinto venne definto come uno dei più grandiosi nudi del secolo dal "Sunday Times Magazine"). La vede per la prima volta per strada, dal momento che nessuno poteva distogliere lo sguardo da una tale bellezza, e le rivolge subito la parola: "Mademoiselle, sono pittrice. Sarebbe disposta a posare per me?". E la detta Rafaela è tanto sorpresa che risponde senza pensarci due volte: "Si, perchè no?". Tamara, s'intende, vuole ritrarla soltanto nuda. Arrivate nel suo atelier, le ordina di spogliarsi e di distendersi su un divano. La relazione sentimentale e le sedute di posa, sarebbero durate un anno. Secondo Kizette, "La bella Rafaela" tradisce della vita interiore di Tamara almeno tanto quanto fa il suo "Autoritratto" e questo si spiega certamente anche col desiderio suscitato nell'artista dall'oggetto dipinto. Qui più che mai si nota la brama celata dietro le ferree catene della sua tecnica. "Il desiderio diventa quasi tattile. Ha semplicemente una voglia matta di possedere quella donna...".

Due disegni esposti alla mostra del Palazzo Reale di Milano del 2006:

1. Portrait de Bianca Belinsioni, 1925 – Matita su carta, 240x115 mm – Collezione Suzanne and Selman Selvi
Autoportrait, 1939 – Matita su carta, 320x235 mm – USA, collezione Richard and Anne Paddy

I dipinti esposti alla mostra del Palazzo Reale di Milano del 2006:

1. Chinois,1921 - Olio su tela, 35x27 cm – Le Havre, Musée Malraux
2. La diseuse de bonne aventure, 1921-1922 – Olio su tela, 73x60 cm – USA, collezione Richard and Anne Paddy
3. Portrait d’une fillette avec son ourson, 1922 – Olio su tela, 65x50 cm – Valencia, collezione privata
4. Le baiser, 1922 – Olio su tela, 50x61 cm – Collezione privata Courtesy Galerie Pascal ratele, Bruxelles
5. Rue dans la nuit, 1922-1923 – Olio su cartone, 50x33 cm – USA, collezione Richard and Anne Paddy
6. Nu assis de profil, 1923 – Olio su tela, 81x54 cm – New York, collezione privata
7. La bohemiènne, 1923 – Olio su tela, 73x60 cm – New York, collezione Mr & Mrs Nezhet Tayeb
8. Femme à la robe noire, 1923 – Olio su tela, 195x60 cm – Collezione Wolfgang Joop
9. Portrait de Bibi Zogbe (il fondo rosa), 1923 – Olio su tela, 47x38 cm – Collezione privata
10. Danseuse russe, 1924-1925 – Olio su tela, 81x60 cm – Collezione privata Courtesy Galerie Alain Blondel, Parigi
11. Portrait de Kizette, 1924 – Olio su tela, 135x57 cm – New York, collezione privata
12. L’oiseau rouge, 1924 – Olio su cartone intelato, 24x33 cm – Milano, collezione privata
13. Portrait de Madame Zanetos, 1924 – Olio su tela, 92x73 cm – Collezione Jaime and Karen Dornbusch
14. Le double “47”, 1924 – Olio su tavola, 46x38 cm – Collezione privata
15. Le voile vert, 1925 – Olio su tela, 46x33 cm – USA, collezione privata Courtesy of Barry Friedman Ltd, New York
16. Irène et sa soeur, 1925 – Olio su tela, 146x89 cm – Collezione privata Courtesy of Irena Hochman Fine Art Ltd, New York
17. Deux nus en perspective, 1925, Olio su tela, 55x33 cm – Collezione G. Lahaussois
18. Portrait de la duchesse de la Salle, 1925 – Olio su tela, 162x97 cm – Collezione Wolfgang Joop
19. Portrait du prince Eristoff, 1925 – Olio su tela, 65x92 cm – Usa, collezione privata Courtesy of Barry Friedman Ltd, New York
21. Portrait de Guido Sommi, 1925 – Olio su tela, 116x61 cm – Collezione privata
22. Les deux fillettes aux rubans, 1925 – Olio su tela, 100x73 cm – Collezione George and Vivian Dean
23. Kizette en rose, 1926 – Olio su tela, 116x73 cm – Nates, Musée des Beaux-Arts
24. Lassitude, 1927 – Olio su tavola, 47x27 cm – Varsavia, Muzeum Narodowe
20. Portrait du maquis D’Affitto, 1925 – Olio su tela, 81x130 cm – Svizzera, collezione privata
27. Rafaela sur fond vert (Le reve), 1927 – Olio su tela, 81x58 cm – New York, collezione Antonia Schulman
28. Les deux amies, 1928 – Olio su tela, 46x38 cm – Collezione privata
29. Maternité, 1928 – Olio su tavola, 35x27 cm – Londra, collezione Mrs. Barry Humphries
30. Portrait du baron Kuffner, 1928 – Olio su tavola, 35x27 cm – Parigi, Centre Pompidou, Musèe National d’Art Moderne / Centre de Crèation Industrielle - Donato all’artista nel 1976
25. La tunique rose, 1927 – Olio su tela 73x116 cm – Collezione Caroline Hirsch
31. New York, 1929 – Olio su tela, 46x38 cm – New York, collezione privata
32. Portrait de Madame G.,1930 – Olio su tela, 41x33 cm – New York, Jean Karajian Gallery Inc.
33. Nu aux buildings, 1930 – Olio su tela, 92x73 cm – Collezione Caroline Hirsch
34. La télèphone II, 1930 – Olio su tavola, 35x27 cm – Collezione Wolfgang Joop
35. L’echerpe bleue, 1930 – Olio su tavola, 35x27 cm – Collezione privata
36. Jeune fille en vert (Jeune fille aux gants), 1930 – Olio su compensato, 61x45 cm – Parigi, Centre Pompidou, Musée National d’Art Moderne / Centre de Création Industrielle _ Acquistato presso l’artista nel 1932 dal Fond National d’Art Contemporain – Acquistato dal Musée National d’art Moderne nel 1932
37. Portrait de Ira P., 1930 – olio su tavola, 99x65 cm – Collezione privata
38. Arlette Boucard aux arums, 1931 – Olio su compensato, 91x55 cm – Collezione Wolfgang Joop
39. Portrait de Marjorie Ferry, 1932 – Olio su tela, 100x65 cm – Collezione Wolfgang Joop
40. Portrait de Suzy Solidor, 1932 – Olio su tavola, 46x37 cm – Cagnes-sur-Mer, Musée Grimaldi – Collezione du Chateau
41. Portrait de Madame M., 1932 – Olio su tela 100x65 cm – Collezione privata
Portrait du comte Vettor Marcello, 1933 – Olio su tavola, 35x27 cm – Collezione privata
43. Portrait de Mademoiselle Poum Rachou, 1934 – Olio su tela, 92x46 cm – Collezione Wolfgang Joop
44. La Vierge bleue, 1934 – Olio su tavola, 19x13 cm – Collezione privata
45. La Mère supérieure, 1935 – Olio su cartone intelato, 30x20 cm – Nantes, Musée des Beaux- Arts
46. Portrait de Louisianne Kuffner, 1939 – Olio su tela, 28x23 cm – USA, collezione Richard and Anne Paddy
47. La fuite, 1940 – Olio su tela 50x40 cm – Nantes, Musée des Beaux-Arts
48. Cruche sur une chaise, 1941 – Olio su compensato, 61x56 cm – Direction des Musée de France, in deposito al Musée d’Art Moderne de Saint- Etienne Métropole
49. Le moulin à café, 1941 – Olio su compensato, 61x50 cm – Nantes, Musée des Beaux- Arts
50. Atelier à la campagne, 1941 – Olio su tela, 51x41 cm – Nantes, Musée des Beaux-Arts
51. A l’Opéra, 1941 – Olio su tela, 76x58 cm – Collezione Wolfgang Joop
52. Le turban orange II, 1945 – Olio su tela, 27x22 cm – Le Havre, Musée Malraux
53. Jeune fille aux pensées, 1945 – Olio su tela, 25x20 cm – USA, collezione Richard and Anne Paddy
56. Portrait de Jeune Fille (La Mexicaine), 1947 – Olio su compensato, 50x40 cm – Nantes, Musée des Beaux-Arts
54. Nature morte aux pommes et citrons, 1946 – Olio su tela, 30x40 cm – Collezione privata, Courtesy Galerie Pascal Retelet, Bruxelles
55. La clé, Olio su tela, 48x35 cm – Collezione Wolfgang Joop
58. Chambre d’hotel, 1951 – Olio su tela, 66x45 cm – Collezione privata
59. Femm au chapeau, 1952 – Olio su tela, 91x61 cm – Direction des Musée de France, in deposito al Musée d’Art Moderne de Saint-Etienne Métropole
60. Portrait de Kizette adulte, 1954 – Olio su tela, 27x22 cm – USA, collezione Richard and Anne Paddy
57. Coupe de fruits (Fruits dans une coupe), 1949 – Olio su cartone intelato, 30x40 cm – Nantes, Musée des Beaux-Arts
1. Portrait de S.A.I le Grand Duc Gabriel, 1926 – Collezione privata
4. Le Rythme, 1925 – Collezione privata
2. La dormeuse, 1923 – Collezione privata
3. Perspective, 1923 – Ginevra, Musée du Petit Palais
5. Portrait d’André Gide, 1924-1925 – Collezione privata
 
8. Jeanne d’Arc,1932 – Ubicazione sconosciuta
6. Mirto, 1929 – Opera della collezione Boucard, requisita dai nazisti durante la seconda guerra mondiale e dispersa.
7. La belle Rafaela en vert, 1927 – Olio su tela, 38x61 cm – New York, collezione Mr, Donna Karan

- Due interviste di Tamara De Lempicka pubblicate sulla stampa polacca nel 1932 -

a cura di Gioia Mori

Le interviste rilasciate dalla Lempicka sono numerose, soprattutto dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti, e l’ultima risale al 1979, pochi mesi prima della morte, concessa al giapponese Eiko Ishioka.
Intervista difficile, perché l’artista glissava anche sulle domande apparentemente più innocue (“Dove è nata?” “Non ricordo” risponde).
Quando era in Europa, tra il 1931 e il 1932, rilasciò due interviste alla stampa polacca: la prima, pubblicata su “Swiat” del 9 gennaio 1932, fu realizzata mentre l’artista era Varsavia e contiene diverse inesattezze (alla domanda su quale fosse la rpima mostra a cui ha partecipato, risponde che è quella in cui ha esposto Le Rythhme, presentato nel 1926, e non parte dal Salon d’Automme del 1922) e un enfatico racconto sulla sua amicizia con D’Annunzio.
In realtà, non si tratta di “inesattezze”, quanto piuttosto di un esempio di come la Lempicka fin dagli inizi abbia “aggiustato” la sua biografia per occultare ciò che non le piaceva: la cronologia reale delle sue esposizione, ad esempio, è stata pubblicata solo nel 1944 in un mio testo (il dossier Lempicka in “Art e Dossier” uscito nel febbraio di quell’anno antecedente di alcuni mesi al volume Tamara De Lempicka. Parigi 1920-1938, ambedue pubblicati da Giunti editore), ma fino ad allora venivano seguite pedissequamente le sue dichiarazioni.
Il motivo di queste “omissioni” è facilmente intuibile, le prime recensioni che la citano non sono favorevole, e dunque eliminando la partecipazione alle esposizioni eliminava anche le critiche negative. E’ un operazione che la Lempicka farà per tutta la vita: un esempio eclatante riguarda luogo e anno di nascita della figlia che, in un’intervista alla stampa americana rilasciata appena arrivata a Hollywood, dichiara di essere nata a San Pietroburgo (come in effetti era, il 16 settembre 1916), ma poi- corretta dalla madre- dichiarerà di essere nata a Parigi o a Varsavia.
Non sappiamo se la correzione sia stata fatta per vanità (per sviare i calcoli sulla sua età), per paura (la Lempicka elimina il più possibile i legami con la Russia, terrorizzata dai “bolscevichi” anche in vecchiaia), per puro gusto della manipolazione, ma questo s’inserisce perfettamente in una linea di condotta mantenuta dalla Lempicka per tutta la vita: ha capito l’importanza della comunicazione ma ha valutato anche i rischi di una sovraesposizione e, dunque, ha attivato una serie di meccanisi per cui ha sapientemente gestito la stampa realizzando un capolavoro di biografia immaginaria.
La seconda intervista polacca, rilasciata dal giornalista Iza Zaslwska per “Kobieta Wspolczesna”, è condotta nella sua casa di Rue Méchain, ed è un testo che ricostruisce l’atmosfera di un luogo con notizie e dichiarazioni di notevole interesse molto precisa anche nelle indicazioni espositive e biografiche.


Garrick, Una Varsaviana l’attrazione delle mostre parigine, in “Swiat” (“il mondo”),
9 gennaio 1932

Silhouette decisamente parigina. Due occhi chiari, penetranti, capelli biondi e naso greco, leggermente ricurvo labbra color carminio e unghie color ocra rossa. Altezza considerevole per una donna. Vestiti da favola, pellicce costosissime, la sua sola presenza suscita curiosità.
All’ambasciata polacca è circondata da molta simpatia. E’ per noi un eccellente attrazione propagandistica alla fiera internazionale parigina. Ogni suo dipinto attrae l’attenzione! Numerose richieste di ritratti, di anno in anno, aumentano la sua popolarità e stima. La corrispondenza dei nostri collaboratori a Parigi ha portato notizie dei suoi trionfi pittorici.
E’ giunta a Varsavia per respirare l’aria della terra natale. Chi ha visto un suo quadro almeno una volta, ricorda nome e cognome: Tamara De Lempicka.
La sua pittura possiede decisamente caratteristiche specifiche. Forte nel disegno e nella costruzione, si distingue per il coraggio della concezione e nella scala cromatica.
L’artista sostiene che non ha appreso molto dalla studio accademico.
- Possibile che Lei sia un’autodidatta? – rischiamo la domanda.
- Quasi! – risponde – Devo tutto al mio stesso lavoro. Per qualche tempo ho studiato sotto la guida di M. Denis e A. Lothe, ma chiunque ammetterà che, in linea di massima i miei dipinti si distinguono visibilmente dall’arte di questi maestri della tavolozza.
Nella mia attività artistica, la critica francese sottolinea lo slancio e la forza –
- Dove ha esposto il suo primo dipinto? –
- A Parigi alla mostra di Rythme. Lo hanno acquistato al prezzo di 10 mila franchi. Così in genere ho fortuna con le vendite. Tanti quadri espongo e altrettanti non fanno più ritorno nel mio atelier. Nel 1926 all’esposizione di Nantes è stato comprato il mio primo quadro per il museo di quella città. Da allora non c’è mostra senza vendita di un quadro per una collezione americana o europea.–
- E’ vero che a Parigi è molto apprezzata come ritrattista? -
- Uso avere tre sedute ritrattistiche al giorno. –
- E non la esaurisce questo pesante lavoro? –
- A Parigi la gente vede queste cose sotto un’altra luce. Sostengono che faccio capricci nella scelta dei miei modelli a pagamento. In genere, sulla Senna si vive un ritmo diverso, lì, non puoi riposarti neanche per un attimo. Sono stata in America per lavoro, due volte. Ho avuto molte ordinazioni di ritratti negli Stati Uniti e in Messico. –
- Non può trovare neanche un attimo per se stessa? –
- Riposo durante il viaggio oppure dai miei amici in provincia. Ho cari ricordi delle mie escursioni da Gabriele D’Annunzio a Gardone. Il sommo poeta italiano mi saluta con i cannoni a salve. –
- Con i cannoni a salve? –
- Si. A Gardone si usa così. Ogni ospite viene saluto con un adeguato numero di colpi a salve. –
- E chi paga per tutto questo? –
- Il governo italiano. In generale, D’Annunzio ha credito illimitato presso la banca dello stato. Deve ammettere, che in tali condizioni il riposo è delizioso. La compagnia del poeta è fonte di una moltitudine di interessanti emozioni e così lo è tutto ciò che lo circonda. La Villa dell’autore di Fuoco è colma di costosissime opere da museo. Un enorme biblioteca è a disposizione dei suoi amici. Inoltre ci sono meravigliose gite automobilistiche e motociclistiche. –
La signora Tamara De Lempicka racconta molti caratteristici particolari del suo soggiorno trascorso dall’acclamato poeta italiano. A villa Gardone la servitù è solo femminile. D’Annunzio durante il giorno mangia esclusivamente caviale uova. In attesa della morte in una delle stanze, si è costruito un mausoleo. Per non far entrare nessuno nel suo studio – le porte sono parzialmente murate. Per entrarci, lui stesso è costretto a piegarsi ad arco. Per questa entrata ha ideato una particolare frase – non si è chinato di frante a nessuno – solo di fronte al lavoro! In quella stanza nascono numerosi romanzi, drammi, poesie.
- Quando torna a Parigi? –
- Purtroppo solo fra pochi giorni. Mi attendono ordinazioni. Ho alcuni quadri che devono essere terminati per le mostre primaverili. –
- Li vedremo nella nostra Zacheta? –
- A meno che non li venda a Parigi! D’altronde presento i miei quadri anche nei nostri Salon: a Pozan alla mostra nazionale ho persino ricevuto una medaglia e attualmente nella Zacheta c’è una mia tela a disposizione della critica e degli amanti della pittura. -

Note:
Edward Woroniecki scriveva anche per “Swiat”
Le Rythme è stato esposto per la prima volta a Milano, alla personale allestita dal 28 novembre al 13 dicembre 1925;
A Parigi è stato presentato al Salo des Indépendants del 1926. La prima partecipazione della Lempicka a un Salon parigino è del 1922, al Salon d’Automne.
La cosa non è poi così vera il nucleo storico del corpus delle sue opere, presentato alla mostra del 1972 a Parigi, era ancora nel suo atelier.
Kizette en rose è acquistato dal Musée des Beaux-arts di Nantes nel 1928.

Iza Zaslawska, da Tamara De Lempicka, in “Kobieta wspolczesna” (“la donna moderna”),
20 novembre 1932.

Vi ricordate l’immagine della ragazza nell’affresco del Ghirlandaio a Santa Maria Novella a Firenze porta il cesto di frutta? Datele gli occhi dei ritratti di Van Dongen, gli occhi della Madonna dormiente donatele i gesti di Joan Crawford, versate un po’ di fuoco primordiale, avvolgentela leggermente nella melanconia polacca, mettetela in posa in fondo a uno studio enorme e moderno, sotto una scosciante fontana moresca-e la vedrete… così come l’ho vista io un giorno – la famosa pittrice parigina Tamara De Lempicka.
Era una silenziosa giornata d’autunno, quando mi sono trovata in un quartiere distante, dietro all’ Osservatorio e agli ospedali Cochin, in una stradina dove si trovavano quasi esclusivamente studi di pittori.
Una casa ultra moderna, un cortile; o piuttosto un patio oppure un giardino esposto a sud; un platano decorativo solitario risulta sullo sfondo di un’ampia scalinata che porta all’atrio. Qui non c’è più alcun dubbio… è Mallet-Stevens, l’architetto, già proprietario di una sua strada privata, ha costruito questa meraviglia: così semplice nella sua linearità ma allo stesso tempo così armoniosamente inserita nell’affascinante vecchia Parigi. Entro… una sontuosa rampa di scale di calcestruzzo, rifinita con un listello di maioliche, porta al secondo piano di un’enorme (10mx12) studio alto due piani. Uno spazio grigio! Vuoto- solo tre lampade – acquario ardono con una fievole luce. Le finestre oscurate da tende grigie le pareti dai toni grigi, grigia la mouquette sul pavimento.
All’altezza di un piano, lungo la parete, una galleria alla quale portano le scale laterali. In un angolo un divano grigio, un tavolino di vetro con una base di tubi d’acciaio ritorti e una grigia poltrona, anche questa con i braccioli di tubi d’acciaio. Lungo la parete contro laterale una lunga grigia credenza con sopra un enorme calice pieno di pennelli – l’unico indizio a suggerire che questo santuario è in realtà un atelier.
Un enorme tavolo d’acciaio con un piano in vetro con al centro un telefono; sotto la fontana un sofà di pelle a forma di semicerchio che poggia su tubi d’acciaio.
Niente quadretti, soprammobili… niente: lo spazio… il vuoto… il silenzio… solo tre acquari illuminano l’ombra.
Nessun oggetto distrae lo sguardo con la bellezza delle forme o delle macchie di colore, ma tanto meno offende i sensi per la mancanza di rifiniture o di armonia. Ma c’è bisogno qui di un’anima, di un cervello, di qualcosa di vitale.
Infine, l’ingresso della padrona di casa dona valore a tutta questa decorazione, da significato a questo strano insieme.
Ci persuadiamo che questa casa e lo studio così modesti (ma quanto costosi?) sono una cornice per la sua personalità e tutti i mobili sono come degli schiavi ben addestrati.
E sotto la fontana ha inizio una piacevole e amichevole conversazione con la signora Tamara Lempicka.
Dapprima su cose da nulla.
- Ha intenzione nel prossimo futuro di cambiare i mobili? I tubi d’acciaio stanno per diventare fuori moda. –
- Dovendo cambiarli, sarà sempre per un qualcosa di ancora più lineare, igienico e liscio – e la sua mano bianca con le unghie rosse scivola sul passamano – lo sente com’ è liscio e com’ è facile nelle pulizie? –
Vengo a sapere che la casa è stata arredata da sei decoratori; ogni oggetto è stato pensato nel più piccolo dettaglio. Non c’è nulla qui di inutile.
- E la bellezza in stile in Luigi XV e la Reggenza e i mobili Boullé? -
- Vivere circondata dagli oggetti creati dai bisnonni… e perché? Creiamo noi stessi. Personalmente cerco di vivere e creare in modo tale d’imprimere sia alla mia vita che alle mie opere il marchio dei tempi moderni –
- Lavora molto? –
- Dalla 8 di mattina alle 5 di pomeriggio. Tre pose incluse. Dopo, come rimedio terapeutico – due cucchiaini… - di champagne, un bagno, un massaggio. Negli ultimi tempi vendo davvero molto, perciò non potrò farle vedere molti quadri. -
E la bella ragazza scosta la grigia tenda dietro la quale posso vedere i cavalletti e i quadri.
Giovanna D’Arco che ascolta le voci sullo sfondo dei fiori e del paesaggio – le sintesi: di San Giacomo di Berga e Manhattan …
Ritratto di una donna americana vestiti di pizzo, Adamo ed Eva, la composizione destinata all’inizio per una locandina del film Sessualissimo proibito in seguito dalla polizia.
Il prefetto della polizia ha esteso il divieto anche alla locandina scrivendo all’artista, in una cortese lettera, che la nudità delle persone (molto modesta nella sua composizione), inopportuna per la folla della strada, a lui personalmente piace e la includerebbe nella sua collezione… perciò gli ho spedito… una fotografia.
- I suoi colleghi perlopiù sono gelosi del suo successo in America. Come lo ha conquistato? -
- Del tutto per caso. Un giorno squilla il telefono… Una signora dall’accento americano mi spiega che fra qualche ora parte per New York e che vorrebbe prima ordinare due ritratti… Le concedo 10 minuti di tempo e ben presto si presenta da me una bellissima e giovane coppia… Lui, un famoso costruttore di cantieri navali e non meno famoso miliardario, lei – ugualmente ricca, la sua fidanzata.
Viene fuori che il signore studia temporaneamente ad Oxford e che potrà raggiungere Parigi per posare. Però lei, la devo dipingere a New York. Nel giro di 10 minuti viene stilato e firmato il contratto….
Lo stesso giorno a colazione racconto ai colleghi dell’accaduto… Ma che cosa ha fatto? – questo prezzo va bene per Parigi, ma in America – non le basterà neanche per mantenersi… All’istante faccio la telefonata triplicando il prezzo. E ottengo il nuovo contratto! In America vengo accolta con entusiasmo. Tutti i giornali di New York erano pieni di miei ritratti, interviste, foto delle opere. Ho avuto una massa di ordinazioni. Sono andata in Canada e in Messico … -
Non c’è di che meravigliarsi. La nostra artista possiede un inusuale senso del presente – per questo non evita la pubblicità.
E l’America avendo gli occhi attentamente puntati su Parigi, sa cosa sarà o viene apprezzato in Francia. Dal 1922, la Signora Lempicka espone stabilmente in tutti i saloni parigini. Musei statali acquistando le sue opere. Ha esposto più volte alle mostre del Carnegie così come a Milano, Poznan e in altre città.
L’arte della Lempicka è totalmente originale. Il suo stile si riconosce fra migliaia di quadri. E l’influenza dei maestri? La troverete senza alcun dubbio. Alcune tracce della forza costruttiva di Michelangelo, la grazia delle compagne di Greuze, forse anche qua e là Vigée Lebrun… Si riconosce anche che l’artista si è ispirata inizialmente ai cubisti. Lo stile di Lhote e Denis, dai quali ha studiato per un periodo di tempo, non si riconosce più. Inoltre, malgrado la tesi dell’artista secondo la quale “L’arte non conosce né patria né frontiere”, entrando in contatto con i suoi quadri per la prima volta, non si può che gridare che solo una polacca avrebbe potuto dipingere in quel modo.
…. Al primo piano un piccolissimo bar in legno di noce con dentro una mirabilissima varietà di bevande a partire dal Black and White, ai sublimi liquori francesi, agli svariati Fili e Filippi. Qui puoi dilettarti di caffè all’italiana o alla turca, ascoltare la radio, oppure dopo aver aperto il bureau, fumare qualsivoglia profumata sigaretta. E perfino, aprendo la scrivania, scrivere una cartolina agli amici, se non addirittura, semplicemente, un travolgente contratto in dollari.
Qui si è trascorso il resto della serata.
La signora Tamara parla malvolentieri dei suoi colleghi parigini. Sostiene che la maggior parte di loro “è finita”. La rivoluzione pittorica – sostiene – era cosa necessaria, per uscire dal marasma; oggi, a fatto compiuto, si tratta unicamente di perfezionare ciò che è stato conquistato. “Bisogna lavorare, lavorare, spalancare gli occhi alla natura e vivere a Parigi, e non altrove…”
Ero curiosa del suo parere sulla pittura contemporanea polacca. “Da 10 anni lavoro a Parigi, non conosco perciò a sufficienza la pittura polacca… Adesso amo l’antica pittura italiana. L’Italia mi ha dato molto”.
In effetti, la nostra artista ha riportato da quel paese, non solamente un mondo di emozioni estetiche e intellettuali, ma anche durature e lusinghiere amicizie. Gabiele D’Annunzio le scrive tra l’altro… “Je n’admire que votre art sévére. Vous Etes un Maitre puisque vuoz avez tant d’imitateurs”. Maestro. Ma a parte questo, Tamara de Lempicka è fino in fondo una donna moderna. Merita perciò questo scritto.


Links utili:

http://www.tamaradelempicka.it (Il sito della mostra 2006 che si è tenuta a Milano)

http://books.google.it (qui c'è un brano tratto da un libro sulla pittrice)

http://www.culturagay.it/cg/saggio.php?id=370 (Un saggio di Giovanbattista Brambilla)

http://www.culturagay.it/cg/biografia.php?id=366 (articolo)

http://www.liberaeva.com/intervisteimpossibili/tamara.htm

http://www.artinvest2000.com/de_lempicka_tamara.htm

http://www.ocaiw.com/catalog/?lang=it&catalog=pitt&author=499

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