Dichiaro: nessuno dei personaggi qui rappresentati è di mia proprietà, appartenendo di diritto alla P&G; li uso a puro scopo di divertimento e non intendo guadagnare alcunché dal mio lavoro.

Spoilers: nessuno, la soap è finita (sigh!). Si fa comunque riferimento a molti fatti visti negli  episodi di Guiding Light a partire da ottobre 2008.

Nota dell'autrice: ho tentato di riempire uno dei molti – troppi! – buchi lasciati dalle sceneggiatrici nella trama della soap, probabilmente per la fretta di dover concludere tutte le storie in modo più o meno dignitoso, prima della puntata finale. Il mio tentativo è quello di raccontare i fatti che sono accaduti nel lasso di tempo tra il giorno della partenza di Rafe e quello in cui è nata Francesca. Ogni evoluzione presa dalla storia è da imputare al mio arbitrio: la cosa mi ha permesso di dare dei risvolti imprevisti a determinate situazioni. Ho comunque fatto riferimento costante a molti fatti realmente "accaduti" nella soap.

Nota 2: il titolo prende spunto dalla canzone "A te", di Jovanotti: credo che sia una delle più belle canzoni d'amore degli ultimi tempi e l'ho sempre trovata adatta alla storia di Otalia. Capirete il perché.

Ringraziamenti: un grazie particolare alla mia beta reader Debby, che si sorbisce lunghe ed estenuanti letture, soprattutto perché ho la cattiva abitudine di cambiare idea sui pezzi all'improvviso e scriverne nuove versioni... Grazie anche a Sa, che ha letto con interesse ogni capitolo, scambiando con me i suoi pareri e i suoi preziosi consigli.

Commenti: sempre i benvenuti, purché siano critiche costruttive.

Avvertenze: qui si parla di un amore tra donne e c'è la seria possibilità che vi siano descrizioni di scene intime fra adulti consenzienti. Se la cosa vi disturba, fermatevi qui e andate a leggere altrove...

 

L'UNICA RAGIONE

di LaDor

Capitolo 1 Capitolo 2 Capitolo 3 Capitolo 4

 

 

Capitolo 4

 

- Bene, ora espira contando fino a otto. Brava, così... - Olivia teneva premuta la mano al livello del diaframma di Natalia, aiutandola ad espellere l'aria dai polmoni. - Ricorda: insieme all'aria esce anche lo stress e, con lo stress, se ne va il dolore. - sorrise agli occhi color caffè che la osservavano seri. - Ora inspira profondamente, contando quattro, e poi trattieni il fiato per altri quattro tempi. - mimò l'azione della compagna sdraiata accanto a lei, senza mai interrompere il contatto visivo.  Ms Brickstone era stata chiara: "L'empatia fra i partners è fondamentale, perché durante il parto il compagno – e qui l'istruttrice s'era fermata, sorridendo a Natalia e scambiando un'occhiata d'intesa con Olivia – è il sostegno e la guida della partoriente: saranno le sue istruzioni a guidare la respirazione e la concentrazione, che porteranno la puerpera a non focalizzarsi sul dolore."

- Bene, credo che con la respirazione abbiamo concluso. - Liv si sgranchì rumorosamente il collo e le spalle ma, notando che Natalia iniziava ad alzarsi, la trattenne: - Dove vai? Con te non ho ancora finito... - scoccò uno sguardo malizioso alla compagna, divertita davanti all'espressione incuriosita di Natalia.

- Davvero, tesoro, non c'è bisogno... Sarai stanca. - iniziò l'altra.

- Non sono mai stanca, quando ci sei tu di mezzo. - le rispose Olivia, un sorriso sicuro sulle labbra. - E poi, non ricordi la seconda parte del patto con la piccola? Dopo le coccole a Fra, le coccole alla mamma... - si alzò ed andò alla cassettiera, dove ancora bruciavano le candele alle essenze d'agrumi che si era fatta spedire direttamente dalla California, per immergere Natalia nella migliore – e più costosa, ma questo non era un problema - aromaterapia che esistesse sulla Terra.

Natalia, sospirando pensosamente, s'era nel frattempo alzata e messa a sedere sul bordo del letto. Massaggiandosi il pancione con movimenti regolari, iniziò a parlare, la voce bassa e pacata: - Ancora non mi capacito, sai? -

- Di cosa? - chiese Olivia, senza voltarsi né smettere di fare ciò che sembrava occuparle ogni pensiero in quel momento.

- Che tu sia qui, con me. Che siamo insieme. Che tu mi voglia, nonostante tutto... - sospirò rumorosamente, - Nonostante questo. - indicò con un gesto delle mani il proprio corpo, appesantito dalla gravidanza.

Il silenzio prolungato di Olivia inondò la stanza. La donna si voltò, mostrando finalmente ciò che l'aveva tenuta girata di spalle fino a quel momento: una boccetta di vetro, del tutto anonima, chiusa da un tappo a vite di metallo.

Natalia era troppo occupata a compiangere la propria figura filiforme, andata persa tra ritenzione idrica e sovrabbondanza ormonale (nonché, a dirla tutta, voglia incontenibile di sundae al cioccolato, ad ogni ora del giorno e della notte: Liv ne sapeva qualcosa, così come Buzz, buttato giù dal letto ad orari indecenti per fornire straripanti coppe di gelato alla futura mamma impaziente) per accorgersi dello sguardo di pura adorazione negli occhi dell'altra.

- Perché "nonostante tutto"? Cosa avresti fatto, che non abbiamo già discusso e appianato? - chiese pacatamente Olivia, restando ferma davanti alla cassettiera.

L'altra la guardò seriamente: - Lo so che consideri il fatto finito e chiarito, Liv, lo so che ci siamo dette tutto quello che ci dovevamo dire, ma ciò non toglie che ancora, tuttora, mi ritrovi a pensare che sia un vero miracolo il fatto che tu mi abbia ripresa nella tua vita. - abbassò gli occhi, mordendosi pensosamente l'interno del labbro inferiore.

Olivia inclinò la testa da un lato: - La verità è che... mi piace... -

- Cosa? Chi? - chiese ansiosa Natalia, interrompendola.

- La donna che è tornata dal ritiro spirituale di sei settimane... - s'interruppe, svitando cautamente il tappo della boccetta che stringeva tra le dita. - Sei tornata diversa, Nat. Non sei quella che avevo conosciuto un tempo... -

- E... ed è grave? - domandò la portoricana, sbattendo ripetutamente le palpebre, nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime incipienti. La paura che Liv si stancasse di lei – stupida e immotivata, era vero, ma pur sempre strisciante - era una costante, negli ultimi tempi, e la fragilità umorale non era certo d'aiuto nel mantenere sotto controllo la situazione, Natalia lo sapeva bene. Nonostante tutti i suoi sforzi, però, l'ansia l'attanagliava ad ondate cicliche, costringendo Olivia ad estenuanti tour de force dialettici per convincerla che le sue paure erano tutte frutto di fantasie distorte.

- Al contrario, direi. - affermò senza titubanze l'hotelier, - Sei scappata perché non avevi risposte alle domande che ti stavi ponendo e sei tornata con convinzioni così granitiche che nemmeno il Papa in persona sarebbe in grado di smuovere. - sorrise, di un sorriso caldo e colmo d'amore. - La Natalia di un tempo si sarebbe sfinita di dubbi e rimorsi, nel tentativo di accontentare tutti. - terminò.

- Ma la "Natalia di un tempo" è anche quella di cui ti sei innamorata... - considerò l'altra.

Olivia arricciò le labbra per un istante, in cerca della risposta migliore da dare: - E' vero, ma nulla toglie che avessi comunque delle aspettative, nei tuoi confronti. Ho atteso per mesi che tu finalmente ti rendessi conto di essere in grado di prendere decisioni da sola, senza aspettare il via libera da qualcun altro. Certo... - si sfregò meccanicamente la fronte, - la tua metamorfosi m'è costata oltre un mese di... chiamiamolo "purgatorio"... - sorrise, per rincuorare Natalia, che aveva già sgranato gli occhi in uno sguardo terrorizzato, - Ma la ricompensa, al tuo ritorno, è stata impareggiabile. - si staccò dalla cassettiera e s'incamminò verso il letto. - Ora siamo insieme, siamo una famiglia e stiamo per diventare mamme... - terminò, fermandosi davanti alla compagna.

- Già... - considerò pensierosa la portoricana, evitando lo sguardo dell'altra donna. - Il Cielo sa quanto ho sognato una famiglia tutta nostra, Liv. Ho pregato per avere le risposte giuste e Dio mi ha consigliata. Sono estremamente convinta delle mie scelte, ma... - si guardò perplessa il pancione prominente, - talvolta temo che tutto questo sia troppo anche per uno spirito battagliero come il tuo. -

Liv sorrise di nuovo: - Niente è troppo per me, quando siamo insieme, Natalia. -

- Davvero? - chiese l'altra, con uno sguardo infantile tanto dolce, da spingere Olivia a volerla baciare, lì, all'istante.

- Davvero. - confermò la donna più anziana, quasi senza fiato.

- Certo, ti ho costretta a bruciare tutte le tappe. - considerò di nuovo Natalia. - Ti sei ritrovata legata ad una donna incinta, annessi e connessi, tuo malgrado. - stirò le labbra, in un moto di perplessità. - Anziché poterci godere finalmente un po' di vita di coppia, eccoci qui a prenderci cura delle mie caviglie gonfie e della ritenzione idrica, a preocuparci dell'apporto corretto di ferro nella dieta e della mia cistite altalenante. Senza contare, poi... - il movimento delle mani indicò senza possibilità d'appello il corpo appesantito seduto sul letto.

Olivia capì al volo cosa stesse passando nella testa della giovane davanti a lei: - Oh, Natalia, Natalia... Cos'ha di tanto brutto questo corpo? Sentiamo... - disse divertita, inginocchiandosi finalmente davanti alla compagna ed appoggiando il boccettino misterioso a terra.

- Sono enorme: una balena. - si lamentò Natalia, - Solo il buon Dio sa come tu faccia a sopportarne la vista... Io mi trovo orribile. - concluse, sbuffando rumorosamente il proprio malumore.

Olivia appoggiò le mani ai fianchi dell'altra donna, accarezzandoli amorevolmente: - Vedi, il tuo corpo mi va bene sempre e comunque, Natalia. Non ho bisogno di una modella statuaria nel mio letto, ma di una donna vera al mio fianco, per sempre, per tutto il resto della mia vita. Una donna che mi ami e che mi accetti per quella che sono, bello e brutto compresi nella stessa offerta. E... - si sporse in avanti, baciando la punta del naso della compagna, - se è vero che io ho accettato di riprenderti nella mia vita, è vero anche che tu sei la donna che ha deciso di stare con me nonostante tutto, anche dopo aver visto il mostro che c'era in me. Mi hai insegnato a fare come te: guardare al di là delle apparenze, valutare il peso di una persona, il suo valore, non da come sembra ma da come è... Che fine hanno fatto le tue convinzioni, Natalia Rivera? - chiese bonariamente, costringendo l'altra a guardarla in viso.

La portoricana increspò le labbra, grattandosi al lato del naso: - Hai un'oratoria che incanta, Liv, ma non basta. Mi vedo, cosa credi? Il mio corpo non mi sembra più mio, tutto qui. Fatico a fare tutto, mi trascino... -

- Hai un incedere delizioso. - la interruppe Olivia.

Natalia le scoccò uno sguardo di sbieco: -  Ho le caviglie gonfie... -

- Hai delle gambe bellissime. - puntualizzò l'altra.

- Ho sempre sonno... - rincarò la dose la portoricana.

- Perché recuperi ora ciò che perderai dopo... E, comunque, te l'ho già detto: è il miglior antirughe. - concluse Liv, allungando una mano e posandola sulla guancia della compagna. - In effetti, hai una pelle stupenda... - considerò, accarezzando con il pollice il viso dell'altra donna.

- La smetti di contraddirmi?? - Natalia prese fiato, piegando le labbra in un sorriso dolce. - Ecco, vedi? Sono anche umorale... -

- Che dire? Posso sopravvivere ai tuoi sbalzi d'umore. - Olivia alzò anche l'altra mano, prendendo a coppa il volto di Natalia. Poi si fece seria. - Non voglio più sentirti fare discorsi come quello appena concluso, intesi? -

- Vuoi dire relativo alle mie dimensioni? Difficile... non potranno che aument... -

- Nat, seriamente. - la interruppe Olivia, - Basta pensieri torvi sui se e sui ma: ora siamo qui, tutto va bene, stiamo insieme. - sorrise, - E' tempo di amarsi, non di rimuginare sul passato. Basta rimpianti e rimorsi, OK? -

Natalia assentì con un movimento rapido del capo. Le mani di Olivia sul suo viso erano caldissime e la sensazione di piacere causata dal lieve massaggio dei polpastrelli sulle gote iniziava a fare il suo effetto: la portoricana sentì il malumore scivolare via in modo completo e, alzando gli occhi, si accorse di essere avviluppata nello sguardo più intenso che esistesse al mondo.

Olivia la stava letteralmente mangiando con gli occhi.

- Ho una cosa per te... - sussurrò la donna inginocchiata davanti a lei. - Permetti? - chiese, subito dopo.

Natalia sentì i brividi correrle giù per la schiena a velocità inaudita, mentre lasciava che la sua compagna l'aiutasse a stendersi completamente sul letto, per poi iniziare ad abbassarle i pantaloni della tuta con movimenti lenti e precisi.

"Mortalmente lenti!" gridarono all'unisono gli ormoni assiepati nella sua testa. Istintivamente, la giovane donna tese le braccia in avanti, invitando Olivia a stendersi accanto a lei, ma l'altra si limitò a sorriderle, continuando le sue mansioni.

Quando ebbe liberato il corpo di Nat dall'ingombrante massa di pile, Olivia si chinò e raccolse il boccettino che aveva lasciato ai piedi del letto giusto qualche minuto prima.

Con fare suadente, levò del tutto il tappo e si versò un rivolo di liquido trasparente sull'altra mano, chiudendola a coppa perché il suo contenuto non andasse ad imbrattare il pavimento.

Appoggiò con cura la boccetta sul comodino e si sedette sul bordo del letto, gli occhi ancora fissi in quelli di Natalia.

- Ti domanderai cosa sia... - iniziò con fare languido l'hotelier, fregandosi le mani con movimenti lenti. La portoricana non sapeva cosa rispondere. Gli occhi di Liv le avevano sempre fatto quell'effetto straniante, capace di farla sentire sollevata da terra e cullata morbidamente e di solito lei si lasciava trasportare da quella sensazione senza remore, perché non le veniva richiesto di fare altro se non godersi il proprio paradiso privato.

Quindi, la domanda sottintesa la colse di sorpresa, costringendola a risvegliare la mente, già annebbiata dal turbinio di emozioni che le si stava scatenando dentro. Non ebbe però il tempo di formulare una frase coerente, perché Olivia si rispose da sola.

- E' olio di rosa mosqueta. - sorrise, appoggiando una mano sul ventre della propria compagna. - Tu credi che io dia poca importanza ai problemi che ti fai riguardo al tuo corpo... - Natalia provò a ribattere, ma la mano di Olivia iniziò a muoversi sulla sua pelle e ogni parola le rimase intrappolata sulla punta della lingua. - Invece ti sbagli. - continuò Liv, la voce improvvisamente, splendidamente, roca. - Quest'olio ti aiuterà a rendere la pelle morbida e idratata... - sorrise maliziosamente, iniziando a muovere anche la mano destra sul bacino di Natalia, mandandola in estasi. - Niente smagliature, per te, quindi, dopo il trattamento che ti riserverò, da qui alla nascita della piccolina... - si alzò dal letto e si posizionò in modo da aver libero accesso al corpo disteso sotto di lei.

Con movimenti precisi, delicati, spalmò l'olio sul ventre gonfio, accarezzandolo con moto circolare, dal centro verso l'esterno e dall'alto verso il basso.

Ad ogni contatto con le mani della compagna, Natalia sentiva il sangue ronzarle furiosamente alle orecchie. Chiuse gli occhi, non riuscendo più a regolare il respiro, e cercando quella concentrazione di cui tanto aveva sentito parlare al corso pre parto.

"Concentrarmi... Devo concentrarmi...", pensò, cercando di sviare la sua attenzione dal calore che iniziava a pulsare insistentemente, un palmo più sotto rispetto a dove la sua donna terminava i  movimenti circolari delle mani.

Ma la concentrazione, man mano che il massaggio di Olivia si faceva più profondo e si spingeva inesorabilmente fino al bordo dei suoi slip, iniziava a sembrarle il problema più difficile del mondo.

- O... Olivia... - riuscì a dire, prima che le dita della compagna sfiorassero, anche solo per un istante, la pelle delicata sotto l'elastico dell'intimo, togliendole il fiato tanto faticosamente riguadagnato giusto pochi istanti prima.

- Shhh. - la zittì bonariamente l'altra. - Aspetta che la pelle assorba l'olio, tesoro. - terminò, continuando ad accarezzare il ventre e, stavolta, spingendosi fino a toccare il reggiseno dell'altra donna.

Natalia iniziò a mordersi il labbro inferiore, nel tentativo maldestro di contenersi: a causa della mole del suo corpo sapeva che non le erano più concessi movimenti repentini, tantomeno scatti agili, ma era certa che, se Olivia avesse continuato ancora a lungo a stuzzicarla in quel modo indecente, non ci sarebbe stato problema di massa a trattenerla: l'avrebbe presa – in ogni senso – così come si trovava, dimostrandole quanto anche la sua pazienza, come la capacità di concentrazione, fosse ormai in via di estinzione.

Era talmente presa dal trattenersi, che si accorse a mala pena delle mani di Olivia che abbassavano gli spallini del reggiseno, delle dita agili e forti che sganciavano il fermo tra le due coppe, liberando i suoi seni dagli involucri di cotone.

Percepì quindi come un attacco improvviso la sensazione dei palmi di Olivia sulla pelle delicata. Si fece forza ed aprì gli occhi: la sua donna s'era versata altro olio sulle mani ed ora frizionava con dedizione e cura la pelle, con movimenti prefetti e decisi.

Natalia sentì di essere sul punto di esplodere: se la sua donna aveva deciso di farla impazzire, be', erano affari suoi. La portoricana non aveva alcuna intenzione di andare in autocombustione solo per un vezzo perfezionista della propria compagna e decise di passare all'azione. Raccolse tutte le forze che lo stordimento causatole dai movimenti di Olivia le aveva lasciato e afferrò le mani dell'altra donna, trascinadola verso di sé.

- Natalia! Non ho fin... mpf... - la debole resistenza di Olivia iniziò a battere in ritirata, non appena le labbra dell'altra si attaccarono alle sue, iniziando un languido e sensuale gioco di fiati.

Avrebbe potuto passare ore a baciare Olivia, Natalia lo sapeva bene, e c'erano state notti in cui era successo di non averne mai abbastanza e di arrivare fin quasi allo sfinimento, portando al limite la resistenza, nella certezza che, il mattino seguente, entrambe avrebbero portato addosso il segno della loro passione.

Amava le labbra di Olivia, adorava le sensazioni che erano in grado di darle, non solo quando facevano l'amore, ma anche nella quotidianità, quando si schiudevano in un sorriso, si aprivano ad una risata, si muovevano semplicemente per parlare.

E fu con disappunto che sentì Olivia staccarsi da lei. La separazione fu quasi dolorosa e costrinse la portoricana ad aprire gli occhi con disappunto.

Olivia la stava guardando, gli occhi verdi quasi neri dal desiderio che si andava allargando dentro di lei: - E' ingiusto, comunque. - iniziò, slacciandosi la felpa con movimenti veloci e poi sfilandosi la t-shirt. - Sì, è ingiusto: non riesco mai a terminare qualcosa, con te. - un gesto teatrale delle mani ed un sorriso sornione, - Dev'essere questa stanza... - considerò.

Natalia afferrò il bordo dei suoi jeans: - Anche questi. Via. - ordinò, con voce roca.

Obbediente, Liv si alzò, sfilandosi l'indumento, senza mai togliere gli occhi dalla donna che l'attendeva sul letto.

- Cosa dicevo? Dev'esserci proprio qualcosa, in questa stanza... - si sdraiò e subito le mani di Natalia corsero a liberarla del poco che ancora indossava. - Sì, decisamente. C'è qualcosa... - si sporse in avanti, catturando con le sue le labbra di Natalia.

Le due donne si abbandonarono alla passione, come fosse la prima volta che scoprivano una il corpo dell'altra.

Natalia sentì le braccia di Liv cingerle la vita ed obbedì ad un comando non verbale, girandosi su un fianco, sentendo con enorme piacere il corpo della compagna aderire al suo completamente, da dietro. Lasciò che Olivia la accarezzasse ovunque, facendo scivolare lentamente una gamba tra le sue ed assalendole collo e spalle con baci quasi dolorosi.

Quando sentì la mano della sua donna scendere, accarezzarle il ventre e l'anca e terminare la sua corsa là dove la desiderava con più forza, non poté fare a meno di gemere.

Invogliata a continuare dal sospiro di Natalia, Olivia iniziò ad accarezzarla, perdendosi immediatamente nella doppia sensazione del dare piacere e riceverlo contemporaneamente, per una sorta di solidarietà innata.

Quando il corpo di Nat s'irrigidì tra le sue braccia, anche Olivia fu scossa da ondate calde e morbide, mentre lampi bianchi esplodevano a ripetizione dietro le sue palpebre chiuse. Non del tutto coperto dal ronzare furioso del sangue nelle orecchie, percepì nettamente il suo nome gridato all'infinito, come una sorta di invocazione.

Anche la sua bocca si stava muovendo, peraltro, senza che lei l'avesse deciso: Natalia era l'unica parola che sembrava in grado di pronunciare in quel momento, ma Olivia non se ne curò, abbandonandosi estasiata a quella litania.

 

Quando il battere furioso dei loro cuori tornò a ritmi più distesi, ad entrambe sembrò di aver viaggiato al di là dello spazio e del tempo, in una dimensione tutta loro, personale e segreta.

Natalia sentì Olivia muoversi, togliere le dita da lei e staccarsi. La portoricana tornò supina, mentre l'altra donna si accoccolava su di lei, abbracciandola ancora all'altezza della vita, il capo sul suo grembo.

Olivia strisciò la guancia sulla pelle tesa e sudata del ventre della compagna.

- Tutto è perfetto, ora... Voglio che duri per sempre. - chiuse gli occhi, sussurrando, parlando più a se stessa che non alla donna sotto di lei.

- Che c'è, amore? - chiese Natalia, accarezzando le spalle e la nuca di Olivia, il cui sguardo fisso verso la porta le celava completamente il viso.

- Nulla... Proprio nulla. - dichiarò velocemente l'altra.

- Spencer, avanti, sputa il rospo. - attaccò Nat, cercando di alleggerire la tensione che sembrava farsi sempre più palpabile man mano che i minuti scorrevano.

- Niente, ti dico. - sospirò Olivia.

- Sto ancora aspettando. - continuò imperterrita la portoricana, usando lo stesso tono che adottava con Emma quando la bambina combinava qualche innocua marachella di cui si doveva comunque discutere in famiglia.

- E' una sciocchezza, non farci caso. - insistette l'hotelier.

- Nessun mistero e nessuna remora, ricordi? Avanti, tesoro: sono qui e voglio ascoltarti. -

Un altro sospiro, come se Olivia dovesse trovare il coraggio, più che la forza, di parlare. Alla fine, cedette.

- Io ho paura, Natalia. Ho ancora paura che tu un giorno te ne vada. - si fermò, assaporando le mani di Natalia cho ora le scorrevano sui capelli, accarezzandola incessantemente. La portoricana non intervenne, lasciando che Olivia continuasse. - Temo che ti succeda qualcosa e che, per questo, qualcuno mi porti via Francesca. Non un qualcuno qualsiasi, intendiamoci: suo padre. Ho paura che Frank, un giorno, possa arrivare ad usare Francesca per portarti via da me. E' irrazionale, lo so, ma è così. - sospirò. - Se ti dovessi perdere, di nuovo, cosa ne sarebbe di me? Sono sopravvissuta a stento, e non sei stata via neanche due mesi! E che razza di vita pensi che abbia condotto? Non sono stata l'eroina che immagini, quella che affronta tutto a muso duro, no. Se mi avessi vista... - sorrise amaramente, scacciando a fatica le immagini di come la sua caduta in una spirale di disperazione e rabbia l'avevano ridotta, – Ah, se mi avessi vista: che razza di delusione sarei stata! Seduta sul pavimento del bagno, ubriaca da far schifo, a sgranocchiare patatine unte e troppo salate, riflettendo, con quel poco di cervello buono che mi era rimasto, sul valore della mia deprecabile esistenza e sulla possibilità di far felice più di mezza Springfield togliendomi dai piedi una volta per tutte... - percepì Natalia che rabbrividiva, sotto la sua guancia e le sue mani sudate. Olivia capì che non si trattava di freddo, ma che la donna, il cui corpo caldo era ancora allacciato al suo, stava vivendo in modo estremo tutte le sensazioni che le sue parole le stavano suscitando. Decise di addolcire il tono e misurare le parole: non era sua intenzione stravolgere Nat, tanto meno riaprire ferite ormai perfettamente rimarginate. Prese fiato e continuò, mentre la mano della sua donna s'intrecciava con i suoi capelli, accarezzandole lentamente la cute con la punta del pollice. – Poi Doris mi ha aperto gli occhi, Emma è tornata, tu sei tornata e avrei voluto strozzarti con le mie mani, giuro, quel giorno al parco... e poi baciarti, portarti qui, a casa, e amarti per tutto il tempo... ero così sballottata tra i miei sentimenti: ti amavo e ti odiavo, ti desideravo e ti respingevo, mi fidavo ma non volevo fidarmi di te! -

"Non capisci? Io non mi fido di te!!" le sue stesse parole le risuonavano nella testa, miste a quelle pronunciate da poco e altrettanto sentite.

La mano di Natalia si mosse in modo inequivocabile, spingendo Olivia a sollevare il viso verso l'altra donna. Due occhi scuri la osservavano, lucidi, ma non colmi di lacrime. La serenità che emanavano era inebriante e Liv si sentì come un naufrago che, finalmente, avvista la spiaggia che gli assicurerà la tanto agognata salvezza. In quel momento si sentì stupida: non c'era motivo di aver paura e la certezza era proprio lì, scritta senza fallo in quei due occhi color caffè che la osservavano colmi d'amore.

- Mi credi quando ti dico che ti amo? - la voce di Natalia era ancora roca, ma ferma.

- Come potrei non farlo? - rispose Olivia, spostandosi dalla posizione tenuta fino ad allora e adagiandosi alla stessa altezza dell'altra. Appoggiò la guancia alla mano, reggendosi sul gomito per guardare meglio il viso a pochi centimetri dal suo.

- Non hai risposto.... - Natalia alzò una mano, sfiorando il contorno della guancia della compagna, con dita morbide.

Olivia chiuse gli occhi: - Sì, ti credo. -

Un attimo di silenzio.

- Puoi credermi quando ti giuro che non ti lascerò mai più da sola, accada quel che accada? -

L'altra donna non rispose, la paura della perdita improvvisamente riaccesa nella sua testa, nel suo cuore.

- Olivia... -

- Sì. -

- Cosa? -

- Ti credo. Perché adesso so che posso. Adesso so che voglio crederti. Non avrei accettato di portare qui Emma, di dirle di noi due, se avessi saputo di metterla di nuovo nelle condizioni di rischiare di perdere tutto un'altra volta. Non avrei accettato di affrontare il giudizio dell'intera Springfield al matrimonio di Billy e Vanessa, se non avessi creduto in te. Non ho più bisogno né di tempo né di spazio, ora. So che siamo finalmente, perfettamente, una famiglia e ti credo quando dici che sarà per sempre. Mi basta guardarti per capire che posso aver fiducia in te, amore. Non è di te che non mi fido, Natalia. -

- Appunto. - la interruppe l'altra, - Riguardo a Frank... -

- Riguardo a Frank, già... - sospirò Olivia.

- Lui è il padre, è vero, ma ho già preparato una dichiarazione che ti renderà genitore affidatario, nel caso mi dovesse succedere qualcosa. Mel ha tutto: è stata lei a suggerirmelo, anche se ci avevo già pensato da sola il giorno che sei venuta alla prima ecografia. -

- Allora è... legalmente possibile? - Olivia sgranò gli occhi.

- Piccoli cavilli: a quanto pare ci sono dei precedenti nello stato dell'Illinois e ci si può appellare a quelli. - la portoricana sorrise allo sguardo sorpreso dell'altra donna.

- Non voglio. - esclamò improvvisamente l'hotelier, dopo qualche istante di meditato silenzio.

Natalia la guardò incredula: - Cosa? Non vuoi l'affidamento? -

Olivia le sorrise e si chinò a baciarle la guancia, lasciando che le labbra strisciassero pigramente sulla pelle morbida. Natalia sentì un brivido correrle giù per la schiena.

- Ma no... Non è l'affidamento che non voglio, anzi. - tornò all'attacco del viso della propria donna, stavolta spostandosi verso il collo. - Non voglio che ti accada niente. - si staccò all'improvviso, osservando seriamente la donna sotto di sé. - E finché sarò in vita mi preoccuperò perché non ti succeda mai nulla. Nulla. -

Natalia sorrise, colma di tenerezza: - Tesoro, dimentichi di non essere Dio? - la redarguì bonariamente, sfiorandole col dorso delle dita la guancia.

- Be', sì, non sono Dio. Ma... Sono Olivia Spencer e la cosa, da queste parti, fa ancora un certo effetto! - sorrise, strizzandole l'occhio mentre, con movimento fluido, recuperava il lenzuolo e lo stendeva sopra ai loro corpi.

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